Antichi mestieri: la tintura naturale della lana

“Gira gira il mestolo, tira su il coperchio……

fuoco, fuoco, notte e dì, le streghe fan così…..”

(da una canzoncina per bambini)

Questo post è dedicato a tutte le compagne della stregonesca avventura che ci ha accompagnate per tutto il fine settimana. Tre giorni intensivi di pentoloni, fuochi, mestoli, pozioni per arrivare alla magia più bella……la magia dei colori.

Era da molto che aspettavo di fare un corso di tintura della lana e l’occasione è capitata a pochissimi chilometri da casa mia per cui non me la sono fatta sfuggire.

La maestra Viviane  ci ha insegnato a tingere con i materiali naturali, con le piante che si trovano nelle nostre zone (ginestra, edera, fico, quercia, equiseto e tante tante altre…..) ed è stata davvero una magia.

 

Maneggiare la lana per me è già una grande gioia, perchè è un materiale così vivo e docile che ho adorato cardarla insieme alla mia amica Silvia e filarla insieme a mia nonna. Adesso non mi restava che provare l’esperienza di tingerla.

E tingerla con le pozioni magiche di Viviane, con la buccia di cipolla che dà un bell’arancio carico, con il fico che rende la lana di un bel giallo intenso, con le foglie di quercia che compongono gradevoli sfumature di caldo marrone, è stata una esperienza densa di emozioni. Utilizzare piante che pochissimo conoscevo come la robbia dal caldo rosso mattone

o l’indaco, dal blu intenso, ha dato a queste giornate una ricchezza particolare.

Tingere la lana, come tanti degli antichi mestieri richiede tempo e dedizione, quel tempo che si tende a non trovare mai nella frenetica nostra vita quotidiana e che a me piace, invece, riscoprire. Con alcune compagne di corso appassionate di lana come me, abbiamo avuto l’occasione di prenderci molto tempo mentre attendevamo che le nostre piante bollissero per parlare: abbiamo parlato di come filiamo e lavoriamo la lana, di quanto sia rilassante tenere tra le mani un fiocco e di come dia soddisfazione lavorare con i ferri e l’uncinetto le lane da noi trasformate in filo.

Questi mestieri che non si fanno più mi affascinano sempre e adesso che vedo mia nonna che invecchia mi viene l’ansia che tanti dei saperi della sua generazione vadano perduti. Per questo mi piace scriverne qui e per questo ho in mente di raccogliere testimonianze e immagini che possano aiutare a trasmetterne memoria.

Tingere la lana richiede un bagaglio di esperienza che non deve essere perduto. Per me è stato stupefacente come da materiali naturali quali le foglie, le bacche, i fiori, si possa ottenere una gamma così vasta di tonalità di colore. La soddisfazione nel veder uscire dal pentolone bollente la lana tinta è indescrivibile. Ogni colore è piacevolmente caldo e si può affiancare in modo armonico con gli altri colori: ci ha stupito l’equilibrio che ogni volta scaturiva dall’accostamento di due colori, anche tra loro contrastanti. E Viviane ci ha fatto notare che è proprio questo la caratteristica più bella della colorazione naturale.

Tante altre qualità delle tinte abbiamo scoperto durante il corso e c’è stato modo di confrontarci e di lavorare fianco a fianco nella scoperta delle varie tecniche, di ridere degli esperimenti falliti e di stupirci dei risultati inattesi. Un momento di socializzazione prezioso che mi ha lasciata piena di nuove idee da sviluppare e di nuove sperimentazioni da fare.

Il duro lavoro di tre giorni ci ha dato questo bellissimo risultato.

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2 Responses to Antichi mestieri: la tintura naturale della lana

  1. fran says:

    bellissimo il tuo blog:) l’ho scoperto ora e torneró spesso a vederlo, c’è tutto quello che amo: crochet, cucina e tradizioni… ciaociao!fran.

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