Per Natale io regalo un Tawashi

Quest’anno ho deciso di regalare ad alcuni familiari ed amici una cosa speciale il cui nome mi ha subito affascinata. E’ un oggetto che si può fare ad uncinetto in brevissimo tempo e con estrema facilità per cui è l’ideale per confezionare un pensierino fatto in casa da regalare, anche all’ultimo istante.

Il TAWASHI è un oggetto semplicissimo, utilizzato in giappone sotto la doccia o nella vasca da bagno per fare un massaggio piacevole al corpo mentre ci si insapona.

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Viene addrittura utilizzato in cucina, per lavare i piatti, poichè è maneggevole, funzionale ed ecologico: il tawashi infatti dura molto di più delle normali spugnette di vario tipo ed è fatto con materiali come il cotone, biodegradabili e non inquinanti. Insomma una scelta realmente ecologica.

Per i miei tawashi ho scelto dei colori adatti al Natale (basta utilizzare un buon cotone che non stinge e si possono usare tutti i colori che si vuole) e ho deciso di inserire alcuni giri realizzati con dello spago da cucina bianco che rende la mia “spugnetta” utile ad un leggerissimo scrub sulla pelle mentre la si utilizza per massaggiarsi con il sapone. Invece dello spago si può inserire anche del tulle (riciclato da bombonoiere, ad esempio).

Dunque vi metto un tutorial fotografico per realizzare in pochi passaggi il tawashi. Dovete fare prima un rombo a uncinetto secondo questo utile schema (che ho trovato su questo sito).

 

Realizzato il rombo dovete piegare e cucire come nelle foto ed il gioco è fatto. A maggior chiarimento dei passaggi finali, che forse sono quelli che si spiegano peggio in fotografia, ho trovato un video in inglese che potrà aiutarvi. Una specificazione: le 18-20 catenelle iniziali vi permetteranno di ottenere un tawashi di media-piccola grandezza (che sta nel palmo di una mano se usate un uncinetto n° 3 e il filo conseguente). Io per regalare ho scelto di fare delle “spugnette” un po’ più grandi iniziando con circa 30-35 catenelle e facendo, poi, più giri dei 22 previsti dallo schema. Aggiustate come vi sembra meglio queste grandezze per ottenere il risultato che vi serve.

Io ho ottenuto questi:

Il motivo a girandola permette di sbizarrirsi con i colori e di ottenere tawashi di vario tipo. Ho provato anche con un filo di lino grezzo e del cotone arancione e verde. Ecco qui:

Per adesso spero di avervi dato un buono spunto per qualche regalino di Natale, ma tornerò sull’argomento “tawashi” perchè con la stessa tecnica si possono realizzare anche piccole spugnette da bambini a forma di animaletto o presine da usare in cucina.

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RinnovareInventando

Questa è la storia di un bel progetto.

Avete mai sentito parlare delle Tre Parche (le cosiddette Moire in Grecia) ?

Erano le tessitrici del destino: filavano il filo della vita e decidevano, così, il destino degli uomini…….

Non di tanto sono capaci le Tre Parche protagoniste di questo post, ma loro “parche” lo sono davvero, nel senso letterale del termine: sono sobrie e moderate nel consumare, sono votate al risparmio di materiali ed al riuso.  Questa loro sensibilità per l’ambiente e per il riciclo creativo le ha portare a realizzare un progetto assai interessante.

Le nostre Tre Parche cercano nelle soffitte, nei magazzini in disuso, nelle cantine, nei negozi di filati che svendono le loro merci, nelle mesticherie e nelle ferramenta tutti quelli oggetti che sarebbero destinati ad essere buttati via. E li prendono, li lucidano, li pettinano, li sgovigliano riutilizzandoli per le loro creazioni.

Le loro applicazioni di materiali riutilizzati su capi nuovi dà davvero un senso di freschezza interessante.

L’uso dell’uncinetto iperbolico (dalle mani della misteriosa Clotho…. ;-) ), inoltre, non può che dare modernità alle tecniche che utilizzano e che hanno imparato dalle nonne.

Andate su RinnovareInventando, il sito delle Tre Parche e troverete degli ottimi spunti per i regali di Natale: Natale sobrio, all’insegna del riuso e dei prodotti fatti a mano…….in Toscana.

Ecco un anteprima di ciò che troverete:

 Buon divertimento !

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Caldo Cappello da uomo

Fare un cappello all’uncinetto è davvero piacevole. Io mi sono molto divertita a fare questo, soprattutto mi sono fatta delle gran risate a provarlo continuamente in testa al “modello” che poco volentieri si vuol sottoporre a misurazioni.E che altrettanto poco volentieri si presta ed essere fotografato. Ma, in cambio del regalo del cappello ha dovuto cedere…..

Lo schema, in inglese, l’ho trovato in questo sito : è spiegato molto bene ed è semplice da realizzare per cui non trovo valga la pena di tradurlo. Per chi avesse difficoltà con i termini inglesi può sempre andare alla sezione ABC uncinetto in cui si trovano anche dei link utilissimi per la conversione dei termini.

 

Io ho realizzato il cappello senza tesa in modo che possa essere usato come semplice basco.

Ecco come è venuto, utilizzando una lana molto morbida e l’uncinetto n° 4.

 

 

 

 

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Faccio con le mie mani: caramelle e gelatina di cotogne

Finalmente riesco a riprendere il tema a me caro delle cose fatte in casa, del ” faccio con le mie mani” e con le manine dei miei bimbi…

Stavolta abbiamo davvero fatto le cose per bene. L’impresa non ardua, ma di grande pazienza, prevede un risultato che per i bambini è davvero il massimo: produzione in casa di caramelle. E anche per me, grande soddisfazione per avere la mia gelatina di cotogne, ottima sui formaggi.

La materia prima è di facile reperimento e costa anche poco. Qui da noi molti vicini di casa hanno un albero di mele cotogne e ce le danno volentieri senza farci spendere nulla. C’è da dire, infatti, che le mele cotogne, non sono mele qualsiasi. Hanno un aspetto un po’ corrugato e nonostante il buonissimo odore non sono commestibili crude perchè sono durissime e assai aspre.

La ricetta (per la quale devo ringraziare la mia amica Susanna, fornitrice anche delle mele!) è divisa in due parti e alla conclusione dei vari passaggi si ottiene sia la gelatina che le caramelle.

Gelatina

Tagliare a pezzi le mele senza sbucciarle, ricoprirle d’acqua, mettere su fuoco moderato e far bollire pian piano fino a che la massa non si è disfatta.

Rovesciarle con il loro brodo su una salvietta di cotone ben tesa e raccogliere il liquido che colerà. Questa operazione è la più delicata e lunga. Prevede anche di strizzare, di tanto in tanto, la salvietta che contiene la massa di mele in modo da far fuoriscire meglioil liquido. Io ho sfruttato le mani possenti del consorte ;-) perchè ci vuole una certa forza.

Tra uno strizzaggio e l’altro ho deposto il “fagotto” di mele su un colapasta al di sopra di una pentola e ce l’ho lasciato tutta la notte.

Al mattino, di nuovo strizzaggio e quando ho ritenuto che la massa si fosse liberata di praticamente tutto il liquido ho pesato quest’ultimo e ci ho aggiunto lo stesso peso di zucchero di canna. Ho portato ad ebollizione e fatto addensare, togliendo la schiuma di volta in volta, fino a che la gelatina, posata su un cucchiaio ha creato un velo. C’è voluta un’oretta. Ho aggiunto un po’ di succo di limone (non troppo) e invasato caldissima.

Caramelle (dette anche cotognata)

Si utilizza la pasta rimasta dopo lo strizzaggio e la si passa al passatutto. La si fa asciugare a bagnomaria e la si pesa. Si prende lo stesso peso di zucchero di canna e lo si fa caramellare (attenzione a non bruciarlo!) con poca acqua. Si miscela lo zucchero caramellato alla pasta di mele e si porta di nuovo ad ebollizione per cuocerla ancora un po’. Si versa, poi, la pasta su carta da forno, in una teglia e la si fa raffreddare bene. A questo punto si ritaglia la pasta con stampini o la si taglia a rettangolini.

 

Si ottengono delle caramelle molto gustose e sane, che si consevano per mesi in frigorifero.

 

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Due premi, 1.000 fans, un grazie!

Che bello, in un colpo solo mi sono arrivati due premi, due premi di quelli che ci si scambia tra blogger. Sono proprio felice di averli ricevuti ed è la felicità del neofita, immagino! Non è nemmeno un anno che ho aperto questo blog e le soddisfazioni sono state davvero molte, non avrei mai creduto di avere così tanti lettori, pur essendo il mio un ambito di interessei molto di nicchia.
Iniziamo dal primo. Il primo è il Premio Shaqwi (parola araba che significa “affezionato”) e ne vengono insigniti i blogger che:

- rispondono ai commenti dei loro lettori;
- non abbandonano i lettori sparendo dal blog;
- ringraziano i follower e chi li premia.

.

Accetto con piacere il premio che mi è stato dato da Tiz di MyMeiTai. Tiz è l’ispiratrice del mio blog, nel senso che è stata lei a darmi il coraggio di mettere in rete idee e progetti che fino ad ora stavano nascosti nella mia testa. Il suo è un blog che mi colpì alla prima visita per il messaggio chiaro e profondo di mamma attenta all’ambiente, vicina ai bambini e ad un nuovo modo di vivere “slow”, lontano dal clamore della pubblicità, della corsa al successo e con un occhio al passato nel recupero di ciò che è possibile fare da soli a casa, in famiglia. La foto che dedico a Tiz è un disegno di Clari, mia figlia più grande che ha dedicato una sua opera alla cura dei neonati ed in particolare all’allattamento!!! Nulla più che un bambino attaccato al seno di mamma può rappresentare Tiziana.

Ed ecco una foto che rappresenta me, quello che ho in mente in questo momento, il tempo che vorrei darmi per riflettere, il ritmo rallentato che vorrei concedere alle mie gornate per seguire meglio i bambini, per capire cosa vedo all’orizzonte, un tempo che prima le donne si concedevano di fronte al fuso, per filare la lana. Ho anche io iniziato a prendere in mano il mio fuso e a seguire i miei fili…….vediamo dove porteranno.

Come previsto dal premio Shaqwi, segnalo due blog meritevoli di attenzione:

Cosmosicula’s creations: perchè è un blog pieno pienissimo di idee originali, di spunti ecologici per riciclare in modo creativo tanti materiali e perchè le sue creazioni sono davvero belle!

La scuola in soffitta : perchè mi dà ogni giorni nuove idee per lavorare con i miei bambini a casa, e mi consola un po’ del fatto che sono una homeschooler mancata (comunque non si sa mai…..)

Il secondo premio è quello di cui spesso ho trovato traccia sui vari blog e che mi ha assegnato ancora Tiz di My Mei Tai, ed il cui banner è questo

.

 

e che viene assegnato al blog che:

1) E’ aggiornato regolarmente
2) Mostra la passione autentica del blogger per l’argomento di cui scrive
3) Favorisce la condivisione e la partecipazione attiva dei lettori
4) Offre contenuti ed informazioni utili e originali
5) Non é infarcito di troppa pubblicità

Il premio prevede che io segnali altri 5 blog meritevoli di Affidabilità al 100% che vi elenco dopo la dichiarazione di intenti:

Dichiaro che i blog seguenti da me scelti rispettano le 5 regole del Premio “Il Blog Affidabile”  disponibili a questa pagina http://www.gliaffidabili.it/a/altro/il-premio-il-blog-affidabile . Sono pertanto una risorsa utile per gli utenti della Rete e meritevoli di essere conosciuti da un pubblico più ampio come gli artigiani, le aziende e i professionisti iscritti su http://www.gliaffidabili.it/“.

Ed infine………visto che siamo a parlare di soddisfazioni, ecco che  proprio oggi abbiamo raggiunto, nella pagina Facebook di CrochetCircus i 1.000 Fans !!!!!!!!

A loro, che sono di tanti paesi del Mondo (e questa è la cosa che più mi piace e mi colpisce, guardate la tabella sotto con i loro numeri e la provenienza!!), dedico questa immagine di ringraziamento.

242
Italia
136
Argentina
74
Brasile
50
Stati Uniti d’America
47
Egitto
42
Cile
35
Messico
35
Turchia
25
Portogallo
22
Spagna
17
Tunisia
17
Iran
16
Germania
14
Regno Unito
11
Francia
9
Bulgaria
9
Venezuela
8
Grecia
8
Polonia
8
Uruguay

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Uncinetto tunisino: il portaocchiali regalo

Andando in giro per i negozi di ferramenta che, dopo le mercerie, sono i miei preferiti, ho trovato dei materiali assai interessanti. Credo che prima o poi lavorerò all’uncinetto anche il filo interdentale…… ;-).


Dunque, una bella matassina di filo di lino molto grezzo, ma assai flessibile, dal colore naturale, ha attratto la mia attenzione e provando a lavorarlo mi sono accorta che veniva fuori una bella tessitura. Allora ho deciso che era arrivato il momento di sperimentare una tecnica che ho imparato in rete: l’uncinetto tunisino. In pratica si utilizza un uncinetto molto più lungo di quello classico e si fa una lavorazione che è a metà tra la maglia e l’uncinetto. Trovate qui uno dei tanti video tutorial per imparare l’uncinetto tunisino, che prevede una gran varietà di punti e ci si può sbizzarrire ottenendo risultati molto piacevoli.


Ho voluto realizzare, con questa tecnica, un portaocchiali da regalare a mia mamma per il suo compleanno e ho cominciato facendo una lunga striscia che ho, poi, unito su un lato a maglia bassa e sull’altro lato a maglia bassa e catenelle incrociate usando un filo grosso di cotone viola. Un semicerchio lavorato con l’uncinetto (stavolta uncinetto normale) e una piccola pallina amigurumi hanno costituito la chiusura del portaocchiali che ho foderato internamente con stoffa, per evitare che le lenti si graffiassero (anche se il lino che ho usato pur grezzo, non era troppo ruvido).

Non è difficile realizzarlo e per mostrarvi come l’ho fatto ho sperimentato un nuova modalità di scrivere il tutorial. L’ho imparato nel Social Crochet (un giorno approfondirò anche questo argomento). E’ una via di mezzo tra il tutorial fotografico e quello scritto a parole. Spero che il risultato sia chiaro. Ho redatto il tutorial in inglese perchè la maggior parte di voi che segue il blog è di lingua anglosassone, ma in fondo ho tradotto i termini delle maglie anche in italiano.

Comunque potete sempre andare nella pagina di ABC uncinetto dove troverete un aiuto per la traduzione dei punti.

Se qualche spiegazione del tutorial non vi è chiara vi prego di scrivermi attraverso i commenti qui sotto (e non in privato) in modo che le mie eventuali spiegazioni possano servire anche ad altri che guarderanno il blog. Grazie e buon lavoro!!! Se realizzate il portaocchiali fatemi avere le foto che le pubblico nella rubrica FATTO DA VOI.


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Crochet Itinerante

Dopo avervi parlato dell’uncinetto iperbolico ecco che adesso vi mostro alcune opere realizzate con questa “tecnica” che fanno parte di un progetto bellissimo di arte condivisa. Si tratta del progetto di Crochet Itinerante, partito l’anno scorso da un’idea di Simonetta Russotto e Rita Cavallaro e adesso giunto alla seconda edizione.

Gli scopi  dell’inziziativa con le parole delle ideatrici:

UNIRE GLI ARTISTI ATTRAVERSO UN FILO DI ORIGINALITA’.

FONDARE IL MUSEO DEL CROCHET.

COMPORRE UN GRANDE MANUFATTO CON LA TECNICA DEL CROCHET ATTRAVERSO MANI ESPERTE DI DONNE E UOMINI E FARLO VIAGGIARE IN ITALIA E ALL’ESTERO

Il risultato della prima edizione è stato questo, con un contributo speciale anche di Daina Taimina, la scienziata lettone ideatrice dell’uncinetto iperbolico:

L’opera è stata esposta ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo in occasione dell’Evento “Apriamo i Cantieri”.
Centinaia sono state le persone che hanno potuto osservare il lavoro dal vivo. Essa è a disposizione di chi voglia mostrarlo in altrettanti adeguati luoghi.
Quest’anno Crochet Itinerante si è riproposto con una Seconda Edizione che ha visto già la partecipazione di diverse mani nella creazione di un coloratissimo serpentone. Dalla Sicilia alla Toscana, il messaggio di filo sta viaggiando per creare un’opera di arte condivisa da mostrare ancora in pubblico. Questa immagine rappresenta una parte del risultato fino ad ora ottenuto (trovate i nomi delle partecipanti nel blog di Crochet Itinerante 2):
Dopo aver visto le opere della prima edizione e dopo aver conosciuto Simonetta Russotto non ho resistito e ho voluto partecipare a questa edizione. E’ stato divertente ricevere il serpentone lavorato da altre appassionate di uncinetto e aggiungere il mio pezzo trovando i colori e le forme più adatte a continuare in armonia con le loro scelte di filo e di tonalità. Vi mostro come ho contribuito al serpentone e, appena sarà conclusa l’opera, vi prometto di riportarla in un post per mostrarvela.
Ed ecco tutto il serpentone ad oggi, prima di spedirlo alla prossima protagonista di Crochet Itinerante.

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L’uncinetto iperbolico: il ruolo fondamentale dell’uncinetto in una scoperta scientifica.

Quella che sto per scrivere è l’affascinante storia che lega l’uncinetto al mondo scientifico ed in particolare alla matematica. Non avrei mai pensato che i miei studi scientifici di Liceo avrebbero potuto legarsi alla mia passione per il crochet. Ed ecco che, invece, ho incontrato, in rete, l’esperienza di Daina Taimina, una studiosa matematica lituana che, con i suoi modelli realizzati all’uncinetto, è riuscita a spiegare ai suoi studenti il difficile concetto di piano iperbolico, concretizzandolo con un modello in tre dimensioni.

Daina riferisce nel suo bellissimo libro (Crocheting Adventures with Hyperbolic Planes) come è arrivata ad utilizzare l’uncinetto per realizzare il suo modello di piano iperbolico.

Per capire i suoi ragionamenti e la portata della sua opera è utile una piccola premessa sulla geometria iperbolica.

Definiamo, intanto il concetto di curvatura nulla, positiva o negativa di una superficie.

(Ci viene in aiuto il Prof. Lazzarini che nel suo utilissimo blog ci dà spiegazioni molto intuitive, che qui sotto riporto per intero).

L’idea è quella di “schiacciare” la superfice sul piano. Quando cerchiamo di “appiattire” una superficie curva si danno tre possibilità:

  • Riusciamo ad appiattire la superfice, senza operare lacerazioni o sovrapposizioni. Diremo in questo caso che la superfice ha curvatura nulla (cioè in tutti punti della superficie la curvatura è nulla). Ad esempio qualsiasi regione di superfice cilindrica può essere resa perfettamente piatta ed ha quindi curvatura zero. Riflettete sul fatto che una superfice cilindrica può ottenersi arrotolando un foglio di carta. Può dispiacere ma le cose stanno proprio così: esistono delle superfici che siamo abituati a considerare curve ma che, tecnicamente, vanno considerate prive di curvatura.

  • Non riusciano ad appiattire la superfice, perchè dovremmo operare delle lacerazioni. E’ quello che accade, ad esempio, con una regione di superficie sferica; possiamo pensare, affidandoci all’intuizione, che in questo caso ci sia “meno superficie” di quanto ne serva per essere appiattita. In questo caso diremo che la superficie ha curvatura positiva.

    Nella fotografia seguente vedete un pallone che è stato tagliato a metà, lungo una circonferenza massima. Provate ad appiattirlo: non ci riuscirete.

    L’unico modo è quello di operare dei tagli radiali come vedete nella fotografia seguente (maggiore è il numero dei tagli, maggiore sarà l’aderenza al piano).

    Come vedete tra un taglio e l’altro della superficie si vengono a creare degli spazi che corrispondono a superficie mancante.

  • Non riusciano ad appiattire la superfice, perchè dovremmo operare delle sovrapposizioni. E’ quello che accade, ad esempio, con una regione di superficie a forma di sella; possiamo pensare, affidandoci di nuovo all’intuizione, che in questo caso ci sia “più superficie” di quanta possa stare nel piano. In questo caso diremo che la superficie ha curvatura negativa.

    Nella fotografia seguente vedete una superficie a sella.

    Potete ottenerla facilmente procedendo in questo modo. Disegnate su un foglio di carta un cerchio e un settore circolare con lo stesso raggio del cerchio e un’ampiezza, diciamo, di 60 gradi (vedi figura seguente). Ritagliate il cerchio e il settore. Tagliate il cerchio lungo un suo raggio in modo che presenti una fessura. Inserite nella fessura il settore e fissatelo ai bordi della fessura con del nastro adesivo trasparente. Naturalmente questa operazione di inserimento non è possibile se si rimane nel piano (stiamo pretendendo di inserire altri 60 gradi in un angolo giro); ma potremo farlo se lascieremo flettere la superficie nella terza dimensione. Otterrete così una superficie a sella (è opportuno applicare del nastro anche sull’altra faccia della superficie). La realizzazione di questo modello è molto istruttiva: vi siete resi conto che una sella invade “più superficie” di quanta possa stare nel piano.

    Ora provate ad appiattire la vostra sella sul piano, ad esempio appoggiandoci sopra un libro: vi renderete conto che si formano delle pieghe, delle sovrapposizioni, come vedete nella fotografia seguente.

Rieman nel 1854 dà questa definizione:  “La Geometria Iperbolica può essere considerata la geometria intrinseca di una superficie con curvatura costantemente negativa che si estende indefinitamente in tutte le direzioni”. Su questo assunto si basa tutta la ricerca dei matematici che negli anni si sono dedicati a trovare la superficie iperbolica completa. Infatti, mentre è possibile trovare in natura esempi di superfici costantemente negative

 

Tali superfici, purtroppo, non hanno la caratteristica di estendersi all’infinito. I matematici per molto tempo, dunque, asserirono, che non era possibile ottenere nello spazio a tre dimensioni euclideo, una superficie completa di un piano iperbolico (una superficie con curvatura costante negativa estesa all’infinito).

Nel 1954 Kuiper (un matematico tedesco) ipotizzò che una tale superficie potesse esistere, ma non spiegò come la si potesse costruire. Fu William Thurston nel 1970 ad avere l’idea di utilizzare strisce di carta (definite “anuli”) per descrivere un piano iperbolico nello spazio tridimensionale.

Taimina, nel suo libro spiega come realizzare il modello di carta con gli “anuli” , come descritto nella foto sopra.

Dal modello in carta Daina fu ispirata per realizzare il suo modello ad uncinetto; studiando gli anuli di carta, infatti, ella capì che, lavorando in modo da aumentare il numero di maglie in modo costante da una riga all’altra, e seguendo una definita proporzionalità, si otteneva un piano iperbolico sotto forma di modello ad uncinetto.

Il concetto è semplice e rivoluzionario al tempo stesso, perchè attraverso l’uso di una tecnica casalinga e alla portata di tutti, come l’uncinetto, si riesce a realizzare un modello tridimensionale che era stato considerato dagli studiosi irrealizzabile.

Chiunque sappia usare il crochet può farsi a casa un oggetto iperbolico. Ho trovato le spiegazioni in inglese qui, in un pdf scaricabile, ma altrettanto utile è la traduzione in italiano dei punti usati descritta in questo post della mia amica Cosmosicula (che ringrazio per l’ispirazione su questo meraviglioso argomento che è  l’uncinetto iperbolico).

Questi bellissimi modelli ricordano molto da vicino le forme naturali di funghi, coralli nudibranchi etc.

Ovviamentemi mi sono cimentata nell’esecuzione all’uncinetto di alcune di queste forme ed ho ottenuto questi risultati:

Nel libro di Daina ci sono moltissime immagini e si trovano tanti spunti sulle proprietà caratteristiche di un piano iperbolico che possono essere verificate attraverso i modelli all’uncinetto; ho intenzione di scrivere altri post su questo argomento che trovo così affascinante.

Inoltre fra qualche giorno vi potrò mostrare anche altre mie realizzazioni con l’uncinetto iperbolico che, ne sono certa, ispireranno i vostri futuri lavori, così come è stato per il nastro di Moebius.

Alcune immagini e informazioni di questo post sono tratte da: Il sito del prof. Lazzarini ed il sito di Daina Taimina

 

 

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Caccia al tesoro: alla fine un po’ mi devo rivelare!

Questo post nasce da una iniziativa di Mammafelice, un blog che seguo da molto tempo e che in verità è stato uno di quelli che mi ha ispirata (e che mi ha dato il coraggio) per creare il mio personale blog.

L’iniziativa si chiama Caccia al tesoro: presentami un blog e le domande che si pone mi sono davvero piaciute:

 

” Ma gli altri? Quanti blog ci stiamo perdendo? Quanto ci siamo chiuse, noi mamme, nel ‘circolo delle mamme’?
Io, quante persone interessanti mi sto perdendo?

E dunque, ecco che la Caccia al Tesoro di quest’anno si basa su questo desiderio: conoscere persone nuove, allargare i propri confini, invitare altre persone a cena, e rimescolare le carte.

Ciascuna di noi ha sicuramente tra i suoi bookmark un link di un blog del cuore, un blog che vuole presentare agli altri. Un blog da far conoscere. Un blog da presentare.” 

Dunque a questo punto ho deciso di partecipare e di presentarmi:

Carta di identità: Mi chiamo Irene, mamma di tre bambini ancora piccoli e parecchio vivaci.

Nome del blog e obiettivi: Il mio blog è CrochetCircus e si occupa di uncinetto e antichi mestieri.

Un buon motivo per seguirmi: Per le mamme scrivo di uncinetto (in particolare mi piace fornire schemi gratuiti da fare a casa) e di antichi mestieri perchè non perdano la voglia di realizzare qualcosa con le loro mani. Io ho ritrovato il gusto di vedere concretizzarsi le mie creazioni alla nascita della mia terza figlia, che mi ha dato le energie per ricominciare a fare l’uncinetto dopo tanti anni che l’avevo abbandonato. E dopo che con il mio lavoro ufficiale vedevo solo carte ammucchiate e freddi files di computer.  Per i bambini scrivo di uncinetto (piccola scuola con i punti base e schemi facilissimi) perchè imparino ad usare le loro manine e la loro pazienza/concentrazione e di antichi mestieri perchè giunga loro memoria di lavori che non si fanno più. Ho messo di recente un video sulla cardatura a mano della lana, ho descritto come si faceva e come si può fare il pane in casa  etc., sperando che possano apprezzare il presente attraverso l’osservazione e la memoria del passato e recuperino quella importante manualità che si sta un po’ perdendo. Per le mamme e i bambini insieme scrivo proponendo lavoretti manuali da fare le une accanto agli altri per condividere il tempo e le emozioni.

Due post che vale la pena leggere:

 Faccio con le mie mani (ne)

Antichi mestieri: il senso di fare il pane in casa oggi

Come seguirmi : Su Facebook ho la mia pagina CrochetCircus     Su Twitter mi trovate qui  

Indirizzo RSS feed: http://www.crochetcircus.com/feed/

Al prossimo post.

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La mia prima “fat bottom bag” ovvero la borsa cicciottella

Ho trovato diverse borse in rete realizzate con questa tecnica  e mi sono piaciute tanto che ho deciso di realizzarne una. Anche il nome, “fat bottom bag” è simpatico. Si tratta di una borsa di media grandezza che risulta rigonfia nella sua parte bassa, perciò è chiamata “dal sedere cicciottello”.

Lo schema è assai semplice e lo possono realizzare anche le principianti. Io qui ho usato un cotone piuttosto grosso, che ho lavorato con l’uncinetto n. 4, ma si può usare anche la fettuccia. Ho fatto il corpo della borsa con maglia alta, anche se nello schema indicava la mezza maglia alta e i manici e le rifiniture con maglia bassa. Semplicissimo.

Dunque veniamo allo schema. Lo trovate a questo link, dove è possibile scaricarlo e stamparlo. In questo sito, invece, trovate le spiegazioni approfondite su come realizzare i manici e le rifiniture e su come foderare la borsa. Sono in inglese, ma ci sono molte foto esplicative. Tant’è che stavolta mi sono cimentata anche io nell’operazione di inserimento di una fodera interna in raso.

L’applicazione è il mio tocco personale ed è stata realizzata con l’uncinetto iperbolico, di cui mi riservo di parlarvi in un post dedicato, visto che rappresenta una delle più belle ispirazioni che abbia trovato girando in rete.

 

 

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